La grafologia, lo zen e l’arte di Accurata spontanea (2° parte)

Nel precedente articolo (vedi) ho parlato dell’importanza e portata psicologica del segno grafologico Accurata spontanea. Giungere a maturità e ottimale differenziazione dal collettivo deve essere considerato come un lungo divenire, che richiede una costante disposizione all’auto osservazione e al lavoro su di sè.

L’individuazione come un costante divenire

Essendo anche un archetipo, l’individuazione è quindi un processo senza fine, un cammino che non è mai compiuto una volta per tutte.

La grafologia conferma tale divenire psicologico, in quanto in qualsiasi scrittura è sempre possibile scorgervi qualcosa di migliorabile e perfettibile.

Un esempio grafologico

grafologia.it - accurata spontanea
Grafia tratta da N. Palaferri, L’indagine grafologica e il metodo morettiano, Messaggero, Padova, 2005, p. 440.

Nazzareno Palaferri così commenta: “Grafia con circa 8/10 di Accurata spontanea, perchè è quasi al massimo della spontaneità, e conserva un ottimale grado di Gettata via con discreta rifinitura delle forme, quindi con buona leggibilità. Eppure sarebbe più auspicabile più respiro tra riga e riga, come pure lascia a desiderare il Largo tra parole; ciò significa che il soggetto si abbandona un pò troppo alla spontaneità, col rischio di ritrovarsi un pò sprovveduto di fronte a imprevisti. La cosa può incidere negativamente anche su quella che Moretti chiama “esattezza di invenzione” e che vede come una caratteristica di Accurata spontanea“.

Questo esempio grafologico serve a comprendere quanto lungo e faticoso sia il processo che porta al grado ottimale dello sviluppo psichico. Pur avendo un grado piuttosto alto di Accurata spontanea, il contesto indica qualche problematicità, ben evidenziata da Palaferri.

Un maggior respiro nella scrittura tra riga e riga, come auspicato, sarebbe sinonimo di maggior riposo psichico, ovvero di una migliore capacità di silenziare all’interno della propria mente la proliferazione del pensiero.

E’ solo in tale condizione di silenzio interiore che risiede il vero dialogo con se stessi e la possibilità di giungere all’ascolto disidentificato di quanto affiora alla coscienza.

Prova che ciò manca è data, nella scrittura, dalla non ottimale ‘esattezza di invenzione’ citata da Palaferri. Lo scrivente fa fronte alle sollecitazioni cangianti della vita accentuando unilateralità di atteggiamenti, mancando in se stesso di quella libertà dell’indifferenza creativa di cui abbiamo visto parlare Friedlander.

Grafologicamente, ciò si evince dalla presenza della specie grafica Sistematizzata introdotta in grafologia dallo studioso franco canadese J. C. Gille-Maisani.

La specie Sistematizzata

La specie Sistematizzata di J. C. Gille-Maisani

Così Gille-Maisani la presenta: “Così denominiamo una scrittura in cui la quasi totalità dei movimenti vanno ricondotti ad un unico gesto-tipo, compresi i tracciati di lettere che questo gesto-tipo non è idoneo a formare…

Imponendo un unico stampo ai vari tracciati che normalmente debbono variare, la sistematizzazione della scrittura rivela una personalità unilaterale. Ciò costituisce a priori un impoverimento. Il comportamento si rinnova bene poco, mal adattandosi al variare delle circostanze della vita” (Maisani 1990, pp. 221-2).

Il carro senza ruote

In precedenza avevamo considerato l’immagine alchemica con cui Jung descrive l’integrazione nella coscienza della funzione psichica rimossa. Quando ciò si verifica in maniera ottimale – evento piuttosto raro – ciò che avviene nella coscienza è un salto di qualità notevole. Essa diventa paragonabile a un carro le cui le quattro ruote (le quattro funzioni psichiche) non poggiano più sul terreno ma, paradossalmente, salgono anch’esse sul carro.

Le tre zone grafiche

Anche in grafologia avviene un processo per certi versi simile. La zona Alta della scrittura (le lettere alte, quali la l, h, ecc.) e la zona Bassa ( le lettere basse, quali la p, g, ecc.) anzichè “poggiare” con forza e lunghezza in queste zone, tendono a ridurre la loro estensione e a concentrarsi nella zona Media.

Anche questo è sinonimo positivo di differenziazione della personalità.

La zona Alta corrisponde all’istinto psichico, ovvero alla necessità dell’uomo di leggere la realtà, interpretarla, spiritualizzarla, dare ad essa significati plurimi. Simbolicamente è l’Alto, la Luce, lo Spirito.

La zona Bassa corrisponde agli istinti e bisogni primari (nutrizione, sessualità, motricità, attività). Simbolicamente è il Basso, l’Ombra junghiana.

Nella maturità l’individuo non assolutizza più tali istanze psichiche ma le integra nella realtà (la zona Media della scrittura), ovvero è gratificato dai frutti che esse danno.

Riferimenti bibliografici.
Gille-Maisani J. C., La scrittura sistematizzata, in Psicologia della scrittura, Liguori, Napoli, 1990, p. 221 e ss.

Palaferri N., L’indagine grafologica e il metodo morettiano, Messaggero, Padova 2005, p. 440.